Ricordare la Medaglia d’Oro Andrea Millevoi, figlio di esule fiumano

Sono trascorsi 30 anni  dalla scomparsa di Andrea Millevoi, Medaglia d’ oro al valore militare, figlio di esule fiumano, morto a Mogadiscio il 2 luglio 1993 durante una missione di pace in Somalia. La Società di studi fiumani e l’Archivio Museo storico di Fiume organizzano con la partecipazione del Comitato provinciale di Roma dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dell’Ass.ne sportiva Giuliana una cerimonia a Suo ricordo al Quartiere giuliano dalmata, martedì 4 luglio 2023 alle ore 18:00 presso il Cippo dei Caduti giuliano-dalmati e poi all’ Archivio Museo storico di Fiume. Saranno presenti i genitori di Andrea.

Nato a Roma il 04 febbraio 1972 da Antonietta D’Amico e Elvio Millevoi (profugo da Fiume), si diploma come Perito Aziendale Corrispondente in Lingue Estere. L’otto gennaio 1992 è ammesso al 146° corso AUC Armi Varie ed assegnato alla scuola Truppe Corazzate di Lecce presso la Caserma “Nacci”, Squadrone “Bricchetto”, dove rimane fino all’otto giugno 1992.

Il 20 giugno dello stesso anno viene nominato Sottotenente di Complemento dell’Arma di Cavalleria ed assegnato all’Ottavo Reggimento Lancieri di Montebello di Roma. Partecipa dal 17 ottobre al 25 novembre 1992 all’operazione “Vespri Siciliani”.

Il 26 giugno 1993 parte per la Missione di Pace voluta dall’ONU nel Contingente Italiano “ITALFOR IBIS 2”. A Mogadiscio il 2 luglio 1993 cade in combattimento, venendo decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:

«Al S. Ten. c. cpl. ANDREA MILLEVOI, nato a Roma, il 4 Febbraio 1972.
“Comandante di plotone blindo pesanti “CENTAURO”, inquadrato nel contingente italiano inviato in Somalia nell’ambito dell’operazione umanitaria voluta dalle Nazioni Unite, partecipava con il 183° rgt. par. “NEMBO” al rastrellamento di un quartiere di Mogadiscio. Nel corso dei successivi combattimenti, proditoriamente provocati da miliziani somali, con perizia ed intelligenza concorreva, con le forze alle sue dipendenze, allo sganciamento
di alcuni carri rimasti intrappolati nell’abitato.
Dopo avere scortato un mezzo adibito allo sgombero di alcuni militari feriti, si riportava nella zona del combattimento e, incurante dell’incessante fuoco nemico, coordinava l’azione dei propri uomini e contrastava personalmente, con l’armamento leggero di bordo, l’attacco nemico.
Per conferire più efficacia alla sua azione di fuoco, si sporgeva con l’intero busto fuori dal mezzo esponendosi al tiro di un cecchino che lo colpiva mortalmente.
Cadeva con le armi in pugno, offrendo un chiarissimo esempio di coraggio, determinazione, assoluto sprezzo del pericolo ed elevatissimo senso del dovere sublimato dal supremo sacrificio”.
Mogadiscio, 2 Luglio 1993»

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